La Frozen Shoudler è una patologia autolimitantesi, ma pretendere che un paziente attenda anche 2.3 anni per ottenere un ritorno alle attività è ovviamente un assurdità nel XXI secolo.
Fino a qualche anno fa l’intervento chirurgico di lisi delle aderenze era il gold standard.
Oggi si preferisce optare, in prima istanza, per una terapia incruenta costituita da un ciclo di infiltrazioni di cortisone associata ad una fisioterapia passiva assistita “aggressiva”. I risultati sono ottimi in oltre il 90% dei casi.
Nei casi refrattari io preferisco evitare l’intervento chirurgico ed opto per una Mobilizzazione in Narcosi: manovra di recupero dei gradi di movimento a paziente addormentato. A seguito di questa procedura il paziente dovrà comunque essere seguito da un Fisioterapista per per mantenere i progressi ottenuti ed essere riaccompagnato alla vita quotidiana e riducendo il rischio recidiva.